da questa settimana, fino a maggio…
Archivi autore: Milica
540 anni fa…
Nasce a Caprese (Arezzo), 6 marzo 1475 protagonista del Rinascimento italiano, il più grande artista di sempre…
Michelangelo Buonarroti
Uno non si aspetta che lui, oltre ad essere scultore, pittore e architetto, fosse anche poeta. In effetti, Michelangelo stesso definiva ‘cosa sciocca’ questa sua attività. I suoi componimenti più antichi si fanno risalire al 1504-1505, ma è probabile che ne abbia realizzati anche in precedenza, dato che sappiamo che molti suoi manoscritti giovanili andarono perduti. Probabilmente la sua formazione poetica si svolse su testi di Petrarca e Dante, conosciuti alla corte di Lorenzo de’ Medici.
I primi sonetti sono legati a vari temi collegati al suo lavoro artistico, a volte raggiungono il grottesco con immagini e metafore bizzarre. Successivi sono i sonetti realizzati per Vittoria Colonna e per l’amato Tommaso de’ Cavalieri; in essi Michelangelo si concentra maggiormente sul tema neoplatonico dell’amore, sia divino che umano, che viene tutto giocato intorno al contrasto tra amore e morte, risolvendolo con soluzioni ora drammatiche, ora ironicamente distaccate.
Negli ultimi anni le sue rime si focalizzano maggiormente sul tema del peccato e della salvezza individuale; qui il tono diventa amaro e a volte angoscioso, tanto da realizzare vere e proprie visioni mistiche del divino.
(il manoscritto di Michelangelo) Non pur d’argento o d’oro
Non pur d’argento o d’oro
vinto dal foco esser po’ piena aspetta,
vota d’opra prefetta,
la forma, che sol fratta il tragge fora;
tal io, col foco ancora
d’amor dentro ristoro
il desir voto di beltà infinita,
di coste’ ch’i’ adoro,
anima e cor della mie fragil vita.
Alta donna e gradita
in me discende per sì brevi spazi,
c’a trarla fuor convien mi rompa e strazi.
“La bellezza salverà il mondo” – Fëdor Dostoevskij
Citazione
”Uno dei grandi estimatori della bellezza è stato Fëdor Dostoevskij. La bellezza era così centrale nella sua vita, ci racconta Anselm Grun, monaco benedettino e grande spiritualista, nel suo ultimo libro“Bellezza: una nuova spiritualità della gioia di vivere” (Vier Turne Verlag 2014) che il grande romanziere russo andava almeno una volta all’anno a vedere la bellissima Madonna Sixtina di Raffaello. Rimaneva a lungo in contemplazione davanti a quella splendida figura. Questo fatto è sorprendente, dato che i suoi romanzi penetrano nelle zone più oscure e perfino perverse dell’animo umano. Ma quello che lo spingeva, in verità, era la ricerca della bellezza, e per questo ci ha lasciato la famosa frase: “La bellezza salverà il mondo” che appare nel libro “L’idiota”.
Nel romanzo I fratelli Karamazov approfondisce il problema. Un ateo, Ipolit, domanda al principe Mynski “in che modo la bellezza salverebbe il mondo”? Il principe non dice nulla ma va da un giovane di diciott’anni che sta agonizzando. Lì rimane pieno di compassione e amore finché quello muore. Con questo voleva dire: è la bellezza che ci porta all’amore condiviso con il dolore; il mondo sarà salvo oggi e sempre fin quando ci sarà questo gesto. E come ci manca, oggi!
Per Dostoevskij la contemplazione della Madonna di Raffaello era la sua terapia personale, perché senza di questa avrebbe disperato degli uomini e di se stesso, davanti ai tanti problemi che vedeva. Nelle sue opere ha descritto persone cattive distruttive e altre che vivevano immerse negli abissi della disperazione. Ma il suo sguardo, che metteva in rima amore con dolore condiviso, riusciva a vedere la bellezza nell’anima dei più perversi personaggi. Per lui il contrario di “bello” non era “brutto” ma utilitaristico, lo spirito di usare gli altri e così rubar loro la dignità.
“Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza bellezza” è impossibile, ripeteva. Bellezza è più che estetica; possiede una dimensione etica e religiosa. Lui vedeva in Gesù un seminatore di bellezza. “Lui è stato un esempio di bellezza e l’ha impianta nell’alma delle persone affinché attraverso la bellezza tutti diventassero fratelli tra di loro”. Lui non si riferisce all’amore verso il prossimo; al contrario: è la bellezza che suscita l’amore e ci fa vedere nell’altro un prossimo da amare.
La nostra cultura dominata dal marketing vede la bellezza come una costruzione del corpo e non della totalità della persona. Così sorgono sempre più numerosi i metodi di operazioni plastiche e consumo di botox per rendere le persone più “belle”. Bellezze costruite, senz’anima. Se osserviamo bene, in queste bellezze fabbricate emergono persone con una bellezza fredda e con un’aura di artificialità incapace di diffondere luminosità. A questo punto fa irruzione la vanità, non l’amore perché la bellezza ha a che vedere con amore e comunicazione. Dostoevskij osserva ne ‘I fratelli Karamazov’, che un viso è bello quando tu percepisci che in esso stanno litigando Dio e il diavolo, intorno al bene e al male. Quando il bene vince, erompe la bellezza espressiva, soave, naturale e irradiante. Qual è la bellezza più grande? Quella del viso freddo, di una top model o il viso pieno di rughe e pieno di irradiazione di Irma Dulce di Salvador, (Bahia) o di madre Teresa di Calcutta? La bellezza è irradiazione dell’essere. Nelle due sorelle l’irradiazione è evidente, nella top model è impallidita.
Papa Francesco ha dato speciale importanza alla trasmissione della fede cristiana attraverso la via Pulchritudinis (la via della bellezza). Non basta che il messaggio sia buono e giusto. Deve essere anche bello, perché solo così arriva al cuore delle persone e suscita l’amore che attrae, (Esortazione La gioia del Vangelo, n.°167). La chiesa non persegue il proselitismo ma l’attrazione che viene dalla bellezza e dall’amore la cui caratteristica è lo splendore.
La bellezza è un valore in se stesso. Non è utilitarista. E’ come il sole che fiorisce per fiorire, poco importa se lo guardano o no, come dice il mistico Angelus Silesius. Trovatemi uno che non si lascia affascinare da un fiore che sorride gratuitamente all’universo! Così dobbiamo vivere la bellezza in mezzo a un mondo di interessi, scambi e mercanzie. Dunque essa realizza la sua origine sanscrita Bet-El-Za che vuol dire: “il luogo dove Dio brilla,”. Brilla dappertutto e fa brillare anche noi con il bello.”
Leonardo Boff
dal ‘A força da ternura’ (La forza di tenerezza), ed. Mar de idéias, Rio 2011.
Novak Đoković vince il quinto Australian Open in carriera
battendo in finale britannico Andy Murray per 7-6 6-7 6-3 6-0. Oggi ha vinto il suo quinto Australian Open, il suo ottavo Slam – uno in più di John McEnroe, gli stessi di Connors, Lendl, Rosewall… – il suo primo da papà.
Novak è un tennista veloce e silenzioso, ha muscoli leggeri, picchia forte e odia il glutine. E’ il prototipo dell’atleta perfetto. Đoković non era forse al massimo, ma quando la sua determinazione pianta in un match, raramente molla la presa. Per dargli battaglia vera servirebbero un Nadal in forma, un Federer ispirato. Chi sia il migliore a questo gioco, oggi non è in dubbio.
“Ci sono stati molti punti determinanti nel match” dichiara Nole in conferenza stampa. “Sapevamo, così come tutti, che sarebbe stata una grande battaglia. E’ stata una partita molto simile alla finale degli Australian Open 2013, quando avevamo giocato due set sopra le due ore. E’ stato un match molto fisico, molto faticoso. Ho avuto una crisi alla fine del secondo parziale, e anche all’inizio del terzo set. Mi sentivo esausto e ho avuto bisogno di ricaricare le batterie”, afferma Nole, “Ho cominciato a colpire la palla in modo più aggressivo, venendo a rete e accorciando i punti. Ho ottenuto un break importante nel terzo set sullo 0-2 per lui. Da lì sono rientrato nel match mentalmente. E’ stata una partita da gatto e topo, con continue variazioni: spin, slice, droposhot”.
“E’ stato un match caratterizzato da emozioni e da un sacco di tensione, è stato difficile tenere la concentrazione al 100%. C’è stata quella interruzione per invasione di campo quando ero avanti un set e un break. Da lì ha cominciato ad essere più aggressivo. Non ho sofferto di crampi, non ho chiamato il trainer perchè non ne avevo motivo. Ero soltanto stanco. Non ho vissuto una situazione simile nella mia carriera. Così come nella finale del 2013 qui a Melbourne, non volevo arrendermi vista l’importanza del momento. Credevo di poter trovare la restante energia che necessitavo per tornare nel match”.
“Non ho sofferto di disidratazione. Sono molto attento nel mangiare, nel bere… i due set mi hanno semplicemente tolto energia. Se sono i postumi del virus preso ad Abu Dhabi? Non lo so, è passato tempo. L’ultima settimana di allenamenti l’ho sfruttata più per recuperare che per altro. Non ho notato se Andy si fosse distratto. Se è stato un match simile come quello contro Wawrinka? Sono giocatori diversi, ma credo di aver giocato meglio oggi”.
Cosa significa per lui questo titolo: “Ha un significato e un valore maggiore, perchè sono un marito e un padre. E’ il primo titolo Slam che vinco da padre e marito. Mi sento molto orgoglioso e pieno di energia. Cerco di stare sulla giusta strada e di godere di questa mia parte di carriera, dove sto giocando al mio meglio. Ecco perchè gioco a tennis. Vincere grandi titoli, giocare anche per la gente che mi sta intorno… so quanti sacrifici hanno fatto nella mia carriera, perciò ora cerco di ringraziarli”.
un estate a Κρήτη
Appena arrivati a Chania ci diressimo verso altopiano Λασίθι (Lasithi) seguendo la via lungo il mare e con la luce della sera ci aventurammo entroterra, lontano dall’affollamento dei turisti. Questa foto fu scattata tra due piccoli posti, entrambi incantevoli e pittoreschi: Μοχός (Mochos) e Κρασί (Krassi).
All’ombra di un vecchio noce, proprio a Κρασί (Krassi), gustammo le pietanze della Taverna ‘Kares’, il più bel posticino che avemmo avuto fortuna di trovare. La gentilezza di Maria e la qualità e genuinità delle pietanze furono per noi ineguagliabili in tutta Creta; bensì nei giorni che seguirono, trovammo tanta gente che ci servì con tanta passione offrendoci loro specialità locali, questa è taverna che sarà una delle nostre fermate quando di nuovo torneremo a Κρήτη (Creta).
antipasti tipici greci, melone con yogurt greco e canditi, καταΐφι (kataifi)
Nella cittadina Κρασί (Krasi), trovammo lungo la strada questa piccola καφενεíο (kafenio) piena di colori… Nonché un albero antico, dicono, un contemporaneo di Cristo.
Lungo il viaggio verso Φραγκοκάστελλο (Frangokastello), facemmo una piccola pausa nel ristorantino tipico locale ad Ayía Galíni (Agia Galini) per gustare μουσακάς (moussakà), σουβλάκια (souvlaki) e altre specialità greche.
piccola chiesetta ortodossa in viaggio tra Ίστρο (Istro) e Μάταλα (Matala)
Μάταλα (Matala) e un bagno rinfrescante a Καλαμάκι (Kalamaki)
(il reportage continua prossimamente…)
Albero Genealogico
Dopo mesi di ricerche con aiuto dei familiari, Archivio dello Stato e internet, ecco la prima bozza di tutto quello che sono riuscita fino ad oggi a raccogliere. Nell’albero in questo momento sono presenti più di 250 persone, ma qui ho voluto presentare solo la famiglia più vicina nonché i miei diretti antenati.
La ricerca continua… : )
maratona di lettura a Feltre
Quest’anno è stata dedicata ad Andrea Vitali, scrittore-medico di Bellano, uno degli autori più letti dagli utenti del polo bibliotecario feltrino.
L’appuntamento era il sabato 24 maggio, dall’alba al tramonto.
In poche parole, una meravigliosa giornata, che si è conclusa con una serata indimenticabile con lo stesso scrittore. Un immenso grazie ad Andrea Vitali.
ti saluto papà…
”Ne dozivam, ne žalim, ne plačem”
Ne dozivam, ne žalim, ne plačem,
Sve će proći k’o behara kad.
Suvim zlatom venjenja označen,
Nikad više neću biti mlad.
Nećeš više treptati k’o ptica,
Srce ludo, oprljeno mrazom.
Ni zemlja me brezinoga cica
Bosog neće namamiti stazom.
Duše skitnje! Sve je manje mena,
Sve mi ređe plamen usta rudi.
O, svežino moja izgubljena,
Oči bujne, preplavljene grudi.
Želje štedim k’o tvrdica zlato.
Moj živote, beše li tek san?
Ko na rujnom da projurih atu
U proleće, kada sviće dan.
Lišća bakar tiho kaplje s klena.
Sve je trošno, plot u prah nam gre…
Navek nek’ je tvar blagoslovena
Koja dođe da cvate i mre.
Sergej A. Jesenjin (1922)
“Non ho rimpianti, né parole, né lacrime”
Non ho rimpianti, né parole, né lacrime.
Tutto passerà, come la nebbia dai rami bianchi del melo.
Appassito in una decadenza dorata
mai più io sarò giovane.
Anche il mio cuore toccato dal gelo
ha smesso di battere come una volta.
E questo paese di betulle, di indiana,
più non mi attira, camminare a piedi scalzi.
Spirito vagabondo, di raro ormai
cerchi il fuoco delle mie labbra.
Dove siete, freschezza degli anni passati,
ardore degli occhi, piena impetuosa dei sensi!
Adesso, quasi, non ho desideri. Eppure vita,
che ho fatto io se non sognarti di continuo?
Era come se in un alba di primavera,
passai in fretta, cavalcando sopra un Sauro rosso.
Tutti in questo mondo sono votati alla fine.
Dolcemente intristisce il rame degli aceri…
Ma chiamiamoci dunque felici, benedetti per sempre,
d’essere nati per fiorire e morire.
Sergej A. Esenin (1922)
Benvenuto tra di noi angioletto : )
dicembre en Valencia
che cos’è l’arte?
pensate alle emozioni che provate nel ascoltare una canzone che vi piace, nel leggere i versi del vostro poeta preferito, le pagine di un libro, oppure mentre vi trovate immobili davanti ad un quadro o una scultura. Pensate a tutto ciò che vi fa stare bene, ma anche male, a ciò che vi fa commuovere dalla gioia o piangere dalla tristezza. Pensate a queste sensazioni, mescolatele, accavallatele, lasciatele uscire, scappare, tornare, immaginatele tutte insieme, dentro di voi, fuori di voi, Voi.
Ecco, questa è Arte…
un pomeriggio d’autunno
Le foto scattate per caso, con la fortuna di aver avuto con se: la macchina fotografica, obbiettivo giusto, luce perfetta e l’autunno che stava cambiando il proprio vestito, mettendosi addosso quello più bello… Ah, sì, dimenticavo ‘la cosa’ più importante, disponibilità di Andrea a fare il modello (impresa non facile) con tutta la sua allegria di bambino di 10 anni e tanta passione per il tennis. 🙂 🙂 🙂
esposizione personale
da metà ottobre fino a fine novembre 2013 i quadri ad olio sono esposti presso OTTICA ZOLDAN di Ponte nelle Alpi, viale Cadore nr. 21
http://www.otticazoldan.it/site/category/news/
l’artista che c’è in ognuno di noi
L’ARTISTA CHE C’E’ IN OGNUNO DI NOI
La nostra parte creativa è spesso quella che proprio più viene trascurata. Iniziare a riconoscere e nutrire l’artista che c’è dentro di noi veramente può cambiarci la vita. E’ un percorso, spesso minato dalla sfiducia, ma che conduce alla gioia nel vedere i propri sogni realizzarsi.
I bambini piccoli sono intensamente creativi. Crescendo, purtroppo diminuisce il tempo e lo spazio dedicato all’arte, fino ad arrivare all’età adulta, quando non si ritrova più la capacità e l’entusiasmo di creare. Tranne rare eccezioni, chi non fa un lavoro creativo dedica poco spazio al proprio artista interno in quanto: il lavoro creativo non produce denaro (per il momento), pensiamo di non avere il diritto di esprimerci, e alla fine finiamo a convincerci che non siamo nemmeno capaci.
Eppure si sente la mancanza di avere uno spazio libero in cui fare fluire i propri sogni, emerge spesso come ammirazione verso qualcuno (magari un regista, un’attrice, una scrittrice, un pittore…), oppure come una sensazione di impoverimento, di schiacciamento in un ruolo di automatici esecutori del monotono quotidiano.
Ma il pensiero di diventare creatori, in qualche misura, implica subito l’idea di non averne il diritto, il talento, la possibilità. La vera sconsolazione è il giudizio, la critica, l’auto-mortificazione, che azzera ogni partenza.
Individuare i nemici della creatività serve a tenerli a bada. Investire sul proprio artista interiore significa ignorare proprio queste voci che ribadiscono che non abbiamo il tempo, ne i soldi, che ormai è tardi, che non saremo mai capaci, ecc. Ci vuole uno spazio protetto nella nostra mente e nella nostra giornata in cui ascoltare e nutrire la parte creativa; tutti ne possediamo una, si tratta di liberare un canale, sbloccare un flusso che poi diventa spontaneo e si esprime nel modo che ciascuno sceglie, o che gli è congeniale: scrivere, cucinare, dipingere o cucire. Ci vuole amorevolezza e fiducia per passare all’azione: iscriversi ad un corso, prendere la penna ed usarla ogni giorno, trovarsi uno studio. Il coraggio di superare mille attacchi interni ed esterni, per sentire in cambio la gioia di sorprendersi, di vedere dileguare limiti imposti.
Qualche anno fa, sono riuscita a trovare e liberare quella parte creativa dentro di me, mi sono iscritta ad un corso di pittura che ho sempre desiderato, ho preso i pennelli ed ho iniziato ad usarli spesso; ho iniziato ad esplorare un mondo nuovo, sprigionandomi dalle catene della quotidianità che mi legavano e ho scoperto, strada andando, un mondo meraviglioso che, come ho capito, c’è sempre stato dentro di me, ma per troppo tempo soffocato e trascurato.
Invito tutti gli appassionati d’arte a seguirmi nel mio mondo fatto di luci e colori, auguro a tutti una piacevole esplorazione e un caldo l’augurio che ognuno di voi ritrovi il proprio artista dentro di se…